Equilibri instabili di oggetti quotidiani che acquistano una significante precarietà e caducità, un senso di fuggevolezza che ispira il desiderio di perlustrare quei minimi spazi dove tutto può accadere e mutare.
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Sono armoniose proporzioni racchiuse in esigui ambienti – come scatole delle meraviglie sorprendenti – quelle che definisce Gennaro Totaro nella sua serie di fotografie dai toni morbidi e dai fondali illuminati da una luce che calibra dolcemente chiari e scuri. Sono cose, oggetti, quelle “robe” che circondano le nostre vite ma qui vengono snaturate dal loro significato e dal loro uso.
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Surrealismo puro in un minimalismo ricercato.
Tutto diviene protagonista, una matita vicino a un quaderno fittamente scritto, uno straccio, un phon, una pupattola dormiente e poi statuine e quei piatti e quella candida teiera in bilico su di un futuro tra realtà e finzione. Tutti adagiati su lindi piani e tovaglie dove le poche pieghe rompono quell’ordine studiato, armonioso e perfetto che rende metafisica ogni visione.
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Un tempo sospeso dove tutto può accadere rompendo quel silenzio che potrebbe forse essere eterno. Una fotografia che pare pittura o una pittura che diviene fotografia per ingannare e per ingannarci? Perché quegli angoli, quelle parti dei tavoli rifiniti con sobrietà di colori e stoffe, quegli oggetti semplici ma inquietanti plasmati di luce potrebbero entrare fugacemente nei quadri a olio di fine ottocento del pittore danese Vilhelm Hammershøi dove le stanze dipinte e vissute con la moglie emanano la stessa poetica contemplativa.
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Poi altri virtuosismi su fondi neri pece dove una natura bizzarra fatta di teste di pesci, verdure volanti, violacei cavoli osservati da altri muti pesci, uova legate a quel famoso filo rosso che tutto unisce, ci regalano immagini insolite tinte di una sottilmente ironica visualità.
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Un mondo ingegnoso che ottenebra la convenzionalità del quotidiano e dove vaghiamo per allontanarci dal quieto vivere e addentrarci in avventure kafkiane. Assurdità e genialità per vivacizzare le nostre esistenze umane, la scoperta che quotidiani volgimenti si possono trasmutare in innovative sensazioni.
In alcuni Ritratti traspare l’interesse di Gennaro Totaro per la pittura italiana:
“I miei riferimenti sono la pittura italiana del ‘500 e ‘600 e il movimento dei surrealisti del ‘900.”
Così si immortala, con tanto di gorgiera pieghettata, dinnanzi ad una distesa di mele cotogne che paiono uscire da “La canestra di frutta” del Caravaggio. E poi un’allegoria della Primavera, un’Annunciazione tra tinte secentesche e rimandi pop art.
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I Ritratti con le maschere, quel Bianconiglio allo specchio nella vasca da bagno e seduto dinnanzi ad un tavolo in un’attesa forse infinita, un omaggio ironico a quell’immaginario White Rabbit inventato da Lewis Carroll e quell’elefante umanizzato che trasforma camminate cittadine in surreali immagini di una storia tutta da raccontare.
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Gennaro Totaro che ha frequentato corsi di fotografia all’Upter e il corso di Illuminazione da studio alle Officine Fotografiche di Roma, in fotografia si considera un autodidatta. Affascinato dalla pittura italiana del ‘500 e del ‘600 ma anche dal movimento dei surrealisti del ‘900 ha riportato nelle sue opere queste influenze che hanno definito la sua visione fotografica al confine con la pittura. La sua è una fotografia ricca di dettagli che trasfigura gli oggetti del quotidiano donandogli quell’aura di un poetico surrealismo. Selezionato nel portale Lens Culture – Portrait, ha partecipato al Premio Sulmona 2020, ha esposto a Photissima Art Fair, Venezia 2015 e partecipato a diversi concorsi tra i quali Concorso Nazionale d’Arte Contemporanea Satura Arte 2015 – Premio Qualità, Concorso Fotografico Shot La sessualità in un colpo solo – associazione culturale Maxsi 2015.
Gennaro
Grazie mille Laura
hai colto appieno il mio mondo interiore e visionario.
Laura Malaterra
Grazie Gennaro, felice delle tue parole! Laura
giaco
bellissino
Laura Malaterra
Grazie Giaco, fanno sempre piacere i complimenti, Laura
Maria Gabriella
Affascinante, minimalista, una solitudine interiore che diventa creatività, ricerca di valore negli oggetti poveri, semplici. Condivido pensiero a metà tra fotografia e pittura, animate da uno stesso mood introspettivo che diventa esteriorità dirompente, ma sempre discreta ed elegante
Laura Malaterra
Grazie Maria Gabriella, un’analisi puntuale che condivido molto e ti ringrazio nuovamente per queste tue belle e argute parole, Laura