Un bicchiere racchiude un mondo permeato di un sentimento che affiora dal profondo e via via giunge sino agli occhi e lo sguardo, allora, ricompone la grandezza poetica di saper vedere oltre quel bicchiere, oltre quella calma acqua adagiata lì dentro, oltre quei fiori che respirano e vivono dentro quel bicchiere.
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Quel bicchiere ci racconta le vibrazioni di Silvia Castellaro, ci rivela più di tante parole, ci racconta di lei, di come ama quelle tinte impalpabili come le ali dei suoi pensieri, sfumature che immaginiamo morbide al tatto, colori essenziali, gli unici possibili che diffondono anche loro quella poetica intrisa di nostalgia di cose e momenti che affiora nelle immagini di Silvia.
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Come non pensare a colori forme linee sfondi indimenticabili di Morandi pittore, quelle sue amate bottiglie ritratte oavvolte in un limpido, toccante elegismo che le ha rese immortali? Anche qui, come lì, sono stoviglie del quotidiano, amate per le loro forme, la loro fragilità. Sono bicchieri della memoria, di servizi antichi o acquistati ora, ma sempre i bicchieri prediletti. A volte riposano in un angolo, a volte se ne stanno in equilibri instabili, o contro un muro, in disparte, anche se il nulla è tutt’intorno, colmo e invisibile, ma presente. Così loro, i bicchieri, fermi e immobili anelano a poche gocce d’acqua, due dita di vino, un fiore o solo un poco di attenzione. Palpitano nella loro semplicità così pura.
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Altre immagini dove il bianco definisce oggetti, forme linee, ombre e nasconde pensieri, emozioni. E’ un bianco mutevole, a volte cangiante a volte opaco ma sempre un bianco protagonista per raccontare le storie del quotidiano che se guardato con quella speciale lente che tutto ingrandisce e analizza, e qui imbianca, sa percepire quell’aura che sta intorno alle vite di tutti. Nuovamente oggetti, le cose di tutti i giorni che perdono la loro utilità e vengono sublimate a icone, a simboli del vivere che riempiono, con le loro forme, gli spazi della vita della fotografa.
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Irrompono, poi, oggetti colorati, lattine pop, un sacchetto trasformato da luci e ombre diviene scultura e poi la vita là fuori fa irruzione con immagini come strappi di quella realtà esterna che circonda Silvia, brandelli colti al volo, scritte provocatorie “un sorriso ti spaccherà in tre, what do you need?”.
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Una tenda bluette che nasconde un balcone e chissà quali altri misteri. Sprazzi di vitalità dove nessun essere umano invade il campo di visuale dell’artista. Percepiamo la loro presenza ma non sono mai i protagonisti delle immagini. Oscurati, dimenticati perché, forse, inutili...
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Il bianco ritorna protagonista negli autoritratti. Sono immagini fuggenti, scattate per guardarsi e ricordarsi, un’ironia sottile illumina capelli fluttuanti e iridescenti che catturano l’attenzione. Così Silvia, abbandonandosi a giocare con la sua immagine che ci guarda, sorride davanti allo specchio.
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“Eccomi
Sono una fotografa sensoriale
La luce è nudità dell’anima
Fotografo per uscire dal buio – per_mettere ordine alla confusione, la mia.”
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Poi gli animali, amati e ritratti con rara sensibilità che esalta la loro bellezza, ritratti fuggevoli che sanno catturare sguardi magnetici, ritratti a loro dedicati, ritratti che immortalano l’eleganza sorniona del gatto e quei suoi occhi che ci scrutano sino in fondo all’anima.
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Silvia Castellaro – che si sta dedicando alla realizzazione del suo nuovo lavoro Vanitas “non ho più nulla di quello che non ho mai avuto” Storia di otto foto-gr. a cura di Laura Manione, storica della fotografia – si racconta così:
“Fotografo animali piccoli in genere
Erbe, fiori, fiori stanchi e recisi.
Un bosco – La luce – l’ ombra – la vita sospesa
Fotografo nel bosco, nella radura, nel giardino, nell’orto all’imbrunire,
nella mia stanza, sul comò di mio zio.
Creo dei piccoli set o li trovo
Adoro l’alba , il crepuscolo e la luce delle tre del pomeriggio d’estate
Fotografo prevalentemente in piedi – un po’ reclinata. A volte assumo posizioni faticose da sostenere.
Ho un cavalletto che spesso dimentico di usare forse è scomodo… ne comprerò
uno più adatto”.
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Silvia Castellaro
“le lacrime si insinuano” il lavoro di Laura Malaterra per testo e composizione delle immagini
si insinua
proprio come le lacrime , palpita,scorre,secerne,si posa come una carezza , viene dal nulla come tutte le creazioni.
GRAZIE
Laura Malaterra
Grazie Silvia, sono state le tue immagini ad emozionarmi e ora sono felice delle tue parole. Una abbraccio. Laura