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Lo sguardo innamorato di Patrizia Galia nelle visioni della sua Sicilia

Lo sguardo innamorato di Patrizia Galia nelle visioni della sua Sicilia

L’AuraPhotographica, quell’Aura invisibile che trasparendo diafana rende vibrante un’immagine, come un trasognato incanto.

Incanta in Patrizia Galia, nata a Erice dove vive e lavora, l’assidua e incessante ricerca, l’analisi e l’osservazione riflessiva della gente – che lei chiama La mia Gente a cui ha dedicato un interessante progetto – e delle testimonianze, le memorie, le realtà, i luoghi, i riti e le usanze della sua Sicilia. Il suo è uno sguardo attento e innamorato di quella vivida realtà che da sempre la circonda e quasi la protegge ispirando tutti i suoi progetti. Una sua “zona” dove vive sperimentando la sua arte fotografica che ci riporta a quella famosa “zona” di Andrej Tarkovskij descritta come quello spazio di non-colori con la semplicità lapalissiana delle sue parole: “La Zona è la Zona, la Zona è la vita: attraversandola l’uomo o si spezza o resiste. Se l’uomo resisterà dipende dal sentimento della propria dignità, dalla sua capacità di distinguere il fondamentale dal passeggero”

In Salanitro  progetto a lungo termine portato avanti da oltre quindici anni e non ancora concluso, che si sviluppa all’interno della Riserva naturale Orientata delle Saline di Trapani e Marsala – tra immagini illuminate da bianchi e neri taglienti come quei quarzi di sale luccicanti sotto un sole infuocato ci troviamo a camminare in un tempo e in uno spazio indefinito. Una zona misteriosa e perturbante che ci conduce in altri luoghi, forse non più di questa terra. Un suolo lunare dove cumuli di sale si riflettono in un mare salato calmo e silente; solo la pala conficcata dentro quel sale sigillato in una vetta appuntita e trafitta ci riporta a una realtà di fatica. Uomini non-colori, come quegli spazi che credevamo di un altro pianeta, si impegnano in un lavoro duro e gravoso percorrendo vasche colme d’acqua, mulini a vento fra i più belli d’Europa, canali e montagne di sale. Luoghi da difendere e preservare.

“I canti dei salinai accompagnano ritmicamente i gesti, in una tradizione antica che si tramanda identica da generazioni. L’acqua di mare, raccolta nelle vasche, lentamente evapora sotto il cocente sole estivo e, giorno dopo giorno, il sale si incrosta sul fondo, pronto per essere frantumato e raccolto con pale e carriole, ma soprattutto forza e sudore.”

Nel nome del Padre i bambini sono i protagonisti delle processioni religiose, come scrive Patrizia Galia:

“… per loro un vero battesimo sociale, per lo più inconsapevole, in cui prevale l’indottrinamento e il travestimento.”

Così lei li trasforma in primi attori, interpreti inconsapevoli e straordinari di antiche usanze ma, per presentificare millenarie costumanze, coglie sguardi, pose, atteggiamenti che trasformano questi ragazzini in grandi adulti non cresciuti. Una recita teatrale dove ci sorprendono gli occhi colmi di lacrime di una piccola bimba trasformata in una Santa in miniatura che stringe il rosario tra le mani giunte, avvolta in quel bianco luccicante adornato da due ali spiumettate che, appiccicate a quel vestitino luminescente, forse la faranno volare via. Anche qui bianchi e neri decisi, affilati che spezzano cieli lattiginosi come quel crocefisso nero che pari squarci il mondo. I bambini copiano gli adulti o viceversa sono gli adulti che riproducono le movenze di bambini nero-vestiti “da grandi”?

Suggellati in un abbraccio collettivo e consapevoli di tramandare usanze, tradizioni, preghiere, invocazioni, suppliche e implorazioni tutti si affidano alla potenza divina. Una poetica scarna, priva del superfluo, drammaticamente autentica. Primi piani nitidi, ritagliati su fondi bigi, lontani dalla solarità di una Sicilia da cartolina. Il pensiero corre ad altre immagini, una guida forse involontaria a cui fare riferimento come ad una conoscenza che si porta dentro, nell’anima. Come non pensare a quelle del  grande fotografo, anche lui siciliano, Ferdinando Scianna?

Ritroviamo visioni di grandi contrasti sotto un sole che arroventa emozioni e uva passa, fichi zuccherini e sensazioni di vivere una magia…

… quando in Di lava e Zibibbo scopriamo Pantelleria, una terra aspra dove tra ossidiane luccicanti vivono piante, una terra che dona dolci nutrimenti a noi che guardiamo quel mare dai fondali scuri fatti di lava.

“Paradiso è nuotare nelle acque nere, lucide, stranianti, a Pantelleria.”

Questo sguardo inevitabilmente ci ricorda quell’altro sguardo, questi occhi ci guardano come quegli altri occhi, una sensazione di estraniamento ci riporta alla Ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer. Patrizia Galia ha colto l’attimo di questo sguardo incantevole che ci ammalia e che vorremmo sempre continuare ad ammirare. Perderci in quegli occhi profondi di tonalità calde, sfumate e il viso di questo bambino ci sorprende per l’attualità e l’antichità delle sue fattezze, per quel volgere il capo per guardare noi e tutta l’umanità, quella serietà di chi pare conosca già amori e sofferenze, gioie e dolori.

Nel progetto La mia gente l’artista abbandona il bianco e nero e si avventura nel colore, tonalità a volte vellutate per ritratti dedicati alla gente di Sicilia. Primi piani intensi che si perdono in un nero profondo. Sono bambini già grandi quelli che ci guardano intensamente. Sono visi senza sorrisi, sono sguardi verso il futuro, sono occhi rassegnati di vite in gran parte già vissute, sono rughe scavate e accettate, sono volti bruniti dal sole.

Le parole intense di Patrizia Galia:

“Ho cercato in una nenia accennata da voci antiche, nelle labbra dischiuse ormai mute, il conforto del sonno di un bambino. Ho cercato in una preghiera silenziosa, una speranza. Ho trovato la mia gente.”

Patrizia Galia si appassiona al disegno e alla pittura già da piccola, ma sarà la fotografia il suo interesse più grande di cui sperimenta le potenzialità attraverso la fotocamera del padre. E’ in quei momenti che inizia a ritagliare frammenti di quello che diventerà memoria, stratificazione, testimonianza. Sondando la realtà, che è quella a cui appartiene, approfondisce il suo interesse per la quotidianità, gli eventi, i gesti, i volti della gente, la sua gente. Ha curato la sua formazione frequentando master con Tony Gentile, Letizia Battaglia, Dario De Dominicis, Fabio Moscatelli, Stefano Mirabella, Angelo Turetta. Di sé dice:

“Guardarsi attraverso i propri scatti è un percorso difficile, a volte gioioso, più spesso pieno di meste riflessioni: un sentiero impervio di cui non scorgo mai l’epilogo. E’ vedere dove altri non possono vedere.”

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3 thoughts on “Lo sguardo innamorato di Patrizia Galia nelle visioni della sua Sicilia
  1. Patrizia Galia

    Parole che mi hanno colpito per sensibilità e empatia. Raramente ho trovato un punto di vista così lucido, aderente al mio lavoro e allo stesso tempo appassionato.
    Grazie Infinite.
    Patrizia

    • Laura Malaterra

      Grazie Patrizia per le tue parole, sono molto contenta di questo tuo commento. Laura

    • Laura Malaterra

      Patrizia grazie, anche se molto in ritardo…, delle tue sensazioni e delle tue parole. Ti sguo sempre, Laura

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