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Racconti onirici e sensualità nelle foto di Linda De Luca

Racconti onirici e sensualità nelle foto di Linda De Luca

L’AuraPhotographica, quell’Aura invisibile che trasparendo diafana rende vibrante un’immagine, come un trasognato incanto.

Linda De Luca ci conduce tra le sue immagini ricche di simboli e allegorie e questo lieve inoltrarsi è un viaggio che ripercorre i momenti salienti della sua arte. Un continuo gioco tra reale e immaginario, una ricerca costante tra irrealtà e realtà, un incessante scandagliare sentimenti che avvolgono ogni visione e così noi ci interroghiamo se il giuoco continuerà anche nelle prossime immagini. Un assiduo rimando fra una tangibile concretezza – la macchina fotografica i tempi la messa a fuoco e le sfocature, la modella e gli oggetti di scena – e quell’irrequietezza per cui il surreale e l’irrazionale immaginario ci forniscono la chiave per addentrarsi in mondi onirici dove tutto è possibile perché nulla è vietato.

In Fatina dalle lunghe ciglia ci intrufoliamo di soppiatto in una favola dove lei ha sempre la bacchetta magica sormontata da una stella brillante e quel cappello a cono e quella veletta bianca che sventola sul volto e noi restiamo in attesa di un colpo di magia per insinuarci in un’altra storia, prima che lei voli via in un altrove dove anche noi vorremmo fuggire. Sono immagini di grigi e neri e un bianco che infonde luce, sono immagini trafitte da colpi di bacchetta che riportano all’infanzia quando tutte noi “piccole donne” volevamo mascherarci come la fata che ci appariva nei sogni.      

Una donna vibrante, un viso intenso che ci guarda. Ci esploriamo, ci riconosciamo e scorgiamo serenità in quella sua tenue pudica grazia. Gustiamo insieme quella fatidica, saporosa mela rossa, profumata di peccato. In Nobody’s Apples, in una notte illuminata da lamelle iridescenti entriamo ne “La ricerca di quell’Aura che la notte rende visibile trasfigurando l’apparente conosciuto in uno sconosciuto incantamento.” La notte è illuminata dal corpo vellutato della donna dalle forme delicate e quel sorriso sulle labbra, che immaginiamo rosse come la mela, ci riporta ad una spensieratezza favoleggiata nel paradiso terrestre.

“Soffia leggero, scompiglia, ingarbuglia, scioglie vestiti, libera creature di vento.”

Sono le parole dell’artista per il suo progetto Refolo dove quell’alito di vento ci travolge perché ci trova impreparati a quel rosso fuoco, quel rosso avvinghiato ai corpi, quel rosso di ancestrale memoria, quel rosso come l’amore, quel rosso che ci fa entrare in un film, quel Film  Rosso – il terzo film de La Triologia dei colori di Krzysztof Kieślowski – un’opera ricca di rimandi tra passato e presente e, come in Refolo, colma di simbologie dove la fotografia è sottolineata da profondi toni rossi.

Il sanguigno Rosso Periferia

“La periferia, rossa la notte, buia il giorno, piccole donne sbocciano.”

Un altro rosso, un rosso color sangue protagonista di vita, di crescita, di trasformazione, un rosso vivido che ricopre la cangiante giovinezza della pelle espandendosi in un intorno che percepiamo come un rito di trasformazione, dalla pubertà alla giovinezza ad una sconosciuta maturità. L’incognita di una nuova vita.

 “Un corpo, il mio, una macchina, lo scambio. Anni di attesa e tanto è andato perso. Il mio rene, nuovo quanto l’acqua essenziale a me, a lui, alla vita. La mia nuova vita in costante movimento.”

Una donna protagonista, una di noi, una donna come tante ma è lei, Linda, che ci racconta con le sue emozionanti immagini una storia vera, reale, concreta, vissuta, patita. Una verità dei fatti. La Sua Storia in Quel che resta. Il suo corpo bianco latte, che vorremmo accarezzare per avere la conferma della sua veridicità tanto pare luminosamente evanescente, è il corpo sublimato di tutte le donne del mondo, diviene simbolo, totem, arte. Il suo corpo danzante in quel liquido amniotico che ancora lo protegge, in quell’acqua essenziale per continuare la vita. Una storia raccontata con immagini e poche parole che ci coinvolgono per la loro limpida sincerità.

Ne La notte porta conigli già il titolo induce al gioco fantasioso, al rimando di un proverbio qui trasformato dall’estro favolistico di Linda che ci svela ogni sorta di sortilegio dove seduzione, malia, attrazione, ironia e un pizzico di stregoneria ci incantano in una sorta di danza fiabesca. Così seguiamo incuriositi le movenze di un gioco di prestidigitazione tra erotismo, sensualità e seduzione. Bianchi e neri definiti e taglienti, sfumature di movimenti, sguardi celati da una maschera di coniglio, un match tra il domatore e una lei agghindata come una petite pupée in crinolina nera. Percepiamo tentazioni, adescamenti e rumori, suoni, voci, ritmi, silenzi, movenze e vibrazioni. Inventiamo colori, odori e quel profumo di carote che riempie l’aria e appaga ogni desiderio.

È in uscita, in edizione limitata, la fanzine del progetto La notte porta conigli con foto e testi di Linda De Luca e la postfazione di Valeria Pierini. Viene presentata venerdì 5 aprile alle ore 20 in Spazio Sorgente – piazza San Michele Arcangelo, 5 – Oreno di Vimercate.

Linda De Luca, che è nata a Milano e si è diplomata all’Istituto Statale d’Arte, ha collaborato negli anni ‘80 con agenzie pubblicitarie, tra le quali Ata-Univas e Benton & Bowles. Ma la passione per la fotografia è stata un richiamo irresistibile e così si riappropria negli ultimi anni dell’arte fotografica dandone una visuale tra il racconto onirico e un viaggio nella sensualità. Dove le sue immagini si nutrono del bianco e nero della fotografia stessa. Attraverso l’uso della manipolazione digitale può fare vivere le sue creature su piani diversi, lasciando loro l’illusorio compito di resistere al tempo. Forse quasi fosse un sogno, svelato nella realtà.

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